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Accettare inadempienze o dimettersi da RSPP?

L’RSPP di fronte al Datore di Lavoro “sordo” che deve fare?

L’RSPP di fronte al Datore di Lavoro “sordo” che deve fare?

Scorrendo i post del mio precedente blog rileggevo quanto scritto durante il processo a seguito della strage in ThyssenKrupp del 06 dicembre 2007.

Rileggevo e riflettevo sulla domanda rivolta dal procuratore Guariniello al Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione RSPP: accettare ripetute inadempienze o dimettersi?

La stessa domanda rivolta ad ognuno degli operatori della sicurezza. Ad ogni RSPP. Ad ognuno di noi.

 

Francesco Cuccuini

Operatore della sicurezza, consulente e formatore sulla #sicurezzasullavoro

Appassionato #blogger, entusiasta #podcaster, apprezzato #webwriter, autore di #ancorapensieribloggati, ideatore e conduttore di #RadioBucaneveSafetyOnAir e...

attento a quel che gli accade intorno

6 comments

  • Carissimo Francesco, come dice un mio caro amico che è avvocato penalista, il vero problema dei PM è che “non hanno lavorato davvero nemmeno un solo giorno della loro vita”… 🙂
    Con questa dotta pur se impertinente citazione, intendo dire che, qualunque cosa ne possa dire o pensare guariniello, se il RSPP non è un fantoccio di comodo piazzato lì quasi “a sua insaputa”, l’opportunità di dimettersi è legata soprattutto alle possibili conseguenze personali: se sei un esterno, NON rivesti il ruolo di Dirigente nè quello di preposto e quindi una volta bene organizzato il Servizio PP hai fatto tutto ciò che la legge prescrive al RSPP, a patto che le inadempienze vengano sollevate/sollecitate secondo la normale diligenza professionale.
    Se invece sei un interno, allora corri il rischio di risponderne anche come dirigente/preposto -almeno per le tue competenze contrattuali- e quindi c’è da valutare al limite anche la possibiltà di abbandonare l’incarico. Però, è proprio il RSPP dipendente quello che, soprattutto di questi tempi, ha minori margiini di manovra per la propria tutela giuridica di “riflesso”.

    A mio avviso, la differenza la fa proprio il motivo per cui le inadempienze si verificano: se il DdL semplicemente se ne straimpipa di tutte le segnalazioni e di tutti i suggerimenti, all’insegna del “se mi beccano poi se ne parla” tipica di chi non ha capito ab origine l’importanza strategica di una corretta gestione della sicurezza in ambito imprenditoriale, tirarsene fuori almeno come RSPP è cosa – a mo avviso- almeno “saggia”. Qualora invece le “inadempienze” siano dovute a scarsità di mezzi economici sufficienti, un buon RSPP a mio avviso deve stare affianco al DdL e indirizzarlo mano a mano verso la soluzione delle priorità.
    Priorità d’intervento che, a mio modo di vedere le cose, devono essere date innanzi tutto a quello che può creare infortunio grave, dall’organo rotante di cui si è persa la protezione sino alla corretta manutenzione tanto di macchine quanto dei vari sistemi di protezione passiva collettiva, intendendo in questo ambito anche una gestione della SS affidata ad un MC che sia davvero competente, specie se siamo in presenza di Rischi Chimici non irrilevanti per la salute nè bassi per la sicurezza.

    Tutto il resto, richiede l’attivazione di pratiche scaramantiche, affinché vada tutto bene sino a quando non ci saranno i soldini per sistemare ciò che non va a pennello.

    Come in tutto, non credo possiamo estrapolare regole buone per tutte le stagioni, e soprattutto per tutti i caratteri individuali.
    Se mi passate un paragone un pochetto irriverente, per un RSPP -o consulente che sia- “esterno” in particolare pretendere le dimissioni in caso di inadempienza clamorosa dei DdL è come scandalizzarsi per quante prostitute ci siano… se c’è tanta offerta, vuol dire che c’è almeno altrettanta richiesta.
    E, come dice un noto proverbio, gli uccelli si accoppiano in cielo…
    P.S. ultima notazione: la professionalità del RSPP, se davvero è valutabile rispetto ai c.d. “corsi qualificanti”, vale esattamente quanto il numero di ore che quel sublime §)*&*@azzo del legislatore pensa possano essere sufficienti.

  • scusate,
    ma se fosse così , cioè come dice il Sig.Guarinello non ci sarebbe più un RSPP o Dirigente o preposto.
    nel senso non bisogna trovare il colpevole per forza , quando l’unico è il DL.
    infatti RSPP può solo informare (Scrivendo ) il DL delle sanzioni a cui sta andando incontro , informare l’azienda dei rischi e pericoli , come fare a ridurli , ed organizzare un GSA.
    Perché dimettersi ? quando lo stesso T.U. 81.2008 perla di mettere solo al corrente il DL ed informare l’azienda dei rischi e pericoli . Infatti, tale figura, sebbene obbligatoria, è destinata a compiti di mero ausilio nell’individuazione di fattori di rischio nella lavorazione e nella informazione e formazione dei dipendenti. Ciò implica che il datore conserva pur sempre l’obbligo di effettuare la valutazione dei rischi e di elaborare il documento relativo alle misure di prevenzione e di protezione.
    O sbaglio?

    • @ umberto

      Verissimo quanto dici.
      Purtroppo l’RSPP è un professionista 1) con un diploma di scuola secondaria di 2° grado, 2) con un percorso formativo di almeno 52 ore, 3) con un percorso aggiornamento di 40 e/o 60 ore quinquennali e 4) con eventuale esperienza come RSPP.
      Questo dà delle responsabilità da cui non possiamo prescindere.
      Pur rimanendo al Datore di Lavoro l’onere primo e maggiore di garantire livelli adeguati di sicurezza.

      Un cordiale saluto
      Francesco

  • Buona sera Francesco,
    la tua è una autentica questione morale che tocca aspetti quali la coscienza, la deontologia e la professionalità del singolo professionista.
    Sono però dell’ idea che tali aspetti siano talmente soggettivi da rendere difficile inquadrarli come assoluti in quanto spesso si intersecano con determinate logiche utilitaristiche che, in tempi come questi, finiscono per prevalere.
    Non voglio però ergermi a giudice (tanto poi ognuno la vede come crede), posso solo dirti come mi regolerei io basandomi su ragionamenti molto pratici. Se un mio cliente, nonostante le mie ripetute raccomandazioni e indicazioni sull’importanza di mettersi in regola con la normativa in materia di sicurezza, sull’ incolumità dei dipendenti messa a repentaglio con coscienza, direi, “criminale”, sul fatto che l’INAIL eroghi sempre più spesso incentivi alle aziende in regola (o che decidano di regolarizzarsi) con tale normativa decide di non adempiere ai propri obblighi in barba alle sanzioni ed io, RSPP, operatore della sicurezza o consulente che sia, mi adeguassi senza battere ciglio accetterei implicitamente che 1)non sono stato bravo a consigliare il cliente; 2)se il mio cliente froda la legge crea, in qualche modo una cattiva pubblicità anche a me e, deontologicamente parlando, può crearmi problemi con i colleghi e persino con il mio Ordine.
    Traslerei perciò la tua domanda così: “meglio accettare la frode e non perdere il cliente o prendere provvedimenti e non perdere la faccia?”.
    Saluti

    • @ Silvio Leone Caminiti

      Concordo pienamente con quanto dici.
      Credo anche che un cliente cialtrone, o perlomeno cialtrone oltre misura, rischi di trascinare nel baratro anche il professionista. Per cui oltre ad essere una azione moralmente corretta è anche professionalmente opportuno lasciare il cliente cialtrone al suo destino.

      Saluti

  • Mi piacciono molto (:-/) gli operatori-della-sicurezza che invocano la coercizione o mezzi analoghi verso il Datore di Lavoro inadempiente.
    Finalità giustissima ma metodo alquanto discutibile tipico di chi non vuole scegliere fra azioni giuste e azioni utili.
    Ola.