In ambito sicurezza sul lavoro reputo che gli Organi di vigilanza siano latitanti anzi uno dei latitanti la cui azione necessiti di più efficacia
Come già affermato il D.Lgs. 626/94 insieme al cosiddetto Testo unico sulla sicurezza hanno portato migliorie negli ambienti di lavoro ed oggi quanto riscontrabile negli ambienti di lavoro è diverso – e migliorato – rispetto a 25 anni fa
Però sono ancora presenti elementi critici molto critici. La Vigilanza è uno di questi elementi
Perché questa affermazione?
Perché circa 1.000 morti l’anno e 1.000.000 di infortuni l’anno attestano l’inefficacia dell’azione di contrasto della Vigilanza
Il dato su cui progettare e da cui far partire un’efficace azione di contrasto sono i circa 1.000 morti l’anno e il 1.000.000 di infortuni l’anno
Il resto – concedetemelo – sono discorsi, magari ben fatti ma restano discorsi
Le percentuali di morti e infortuni che calano, l’aumento delle ore di controllo effettuate, l’incremento del numero di visite ispettive svolte, le sempre più numerose sanzioni comminate interessano poco. Riguardano l’efficenza dell’azione di contrasto
Tutti elementi legittimi, giusti e interessanti ma NON spostano il punto di partenza, il dato da cui iniziare ogni azione e riflessione: circa 1.000 morti l’anno e 1.000.000 di infortuni l’anno
Ecco perché la Vigilanza è latitante. Perché non riesce ad abbattere questo dato – magari calante – ma sempre presente nella sua drammaticità
Ovviamente non sto lanciando accuse personali né voglio criminalizzare istituzioni e persone
Avverto solo che i circa 1.000 morti l’anno e il 1.000.000 di infortuni l’anno attestano e denunciano qualcosa che non va o qualcuno che svolge il proprio ruolo in modo inefficace
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Se lo gradisci puoi anche ascoltare il post
@ Alfredo Ballardin
Riguardo alla Francia riflettevo su [..] l’andamento dei controlli degli organi di vigilanza, i quali nei cantieri effettuano visite periodiche, da quelle pretendono di verificare la documentazione, relativa ad audit che devono essere effettuati dagli uffici RSPP, e di conseguenza effettuano di seguito verifiche in cantiere dei risultati. [..]
Interessante
Controllo della documentazione del SPP
Controllo degli audit del SPP
Verifica in cantiere di quanto controllato
Insisto… interessante
Quindi potremmo affermare che l’azione di controllo e vigilanza è svolta dal SPP a sua volta controllato e sanzionato dagli organi di vigilanza
Insisto ancora… interessante
Condivido pienamente la tua riflessione, anche se non so se hai fatto mente locale rispetto agli infortuni quanti sono quelli riferiti alla portualità in genere oppure alla riparazione e costruzione navale, avrai sentito parlare di una promessa legislativa a termine del Testo Unico, riferita ai D.lgs. per esempio 271 e 272 che avrebbero dovuto essere inseriti nel D.lgs. 81, ed a dieci anni di distanza non se ne parla più, io ti faccio questo esempio per mia propensione professionale, occupandomi più di portualità, ma una considerazione la facevo in seguito ad interventi che abbiamo fatto in Francia, l’andamento dei controlli degli organi di vigilanza, i quali nei cantieri effettuano visite periodiche, da quelle pretendono di verificare la documentazione, relativa ad audit che devono essere effettuati dagli uffici RSPP, e di conseguenza effettuano di seguito verifiche in cantiere dei risultati.
Tieni presente che non tutto il sistema organizzato lavorativo ( personale assunto temporaneamente) funziona decentemente, ma quella verifica che viene effettuata in quel modo vincola le aziende e gli uffici RSPP ad una funzione specifica e perciò produttiva sotto il profilo sicurezza.
Nel nostro paese, si verificano ancora, la gestione documentale, ma non la presenza sul territorio sia dei delegati dal Datore di Lavoro, ma neanche degli organi di vigilanza se non a fatto avvenuto.
Non so se dalle tue parti sono presenti RLST oppure RLSTT, qui a Genova sono presenti solo, nella porzione di porto commerciale, per il resto non se ne parla, mentre se sento gli imprenditori versano i contributi, anche queste figure potrebbero dare un aiuto alla nostra funzione, io penso di si se non sono sindacalizzati contrattualistici ma formati per entrare nel merito della sicurezza sul lavoro!!!
Scusa se non sarò presente al convegno, ma negli ultimi tempi sono preso parecchio sia dal lavoro che dagli spostamenti di sede che devo effettuare per uffici e campo prove, comunque spero di poter avere occasione di incontrarci per condividere queste riflessioni.
Un abbraccio
Alfredo
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@ Roberto Dal Zotto
Ti ringrazio del commento e faccio alcune considerazioni
Concordo con le responsabilità di tutti gli attori anche se con proporzioni diverse. Ed è verissimo che tutti devono concorrere a garantire livelli adeguati di sicurezza nei vari ambienti di lavoro
Un po’ di differenza però è data dai compiti di istituto. La Vigilanza deve vigilare, deve prevenire e reprimere. Molti non vogliono sentirlo dire ma deve svolgere questa azione
Un caro saluto
Sono pienamente d’accordo sul fatto che il punto di partenza siano i circa 1000 morti e i circa 1000000 di infortuni l’anno (e da non dimenticare che stanno aumentando), anche se da tecnico mi piacerebbe che, una volta tanto, ci fornissero i tanto desiderati Indici (IF e IG, in modo da poter effettivamente comparare gli andamenti di anno in anno); da non dimenticare (e pochi ne parlano) del costante aumento di malattie professionali (spesso, anche noi tecnici, ci fermiamo a considerare la sicurezza in quanto salta più all’occhio rispetto ai problemi di igiene e salute).
Però considero che il “fallimento” non riguardi solo le attività di vigilanza (che sono effettivamente relativamente poche), ma riguardi tutti gli attori in gioco… imprenditori, dirigenti, preposti ma anche lavoratori, che vedono le attività legate alla sicurezza come una imposizione e non come un’attività volta a fare in modo che sia il lavoratore stesso a beneficiarne. E non dimentichiamoci del ruolo che abbiamo noi tecnici che evidentemente (in 25 anni… praticamente una generazione), non siamo ancora riusciti a cambiare negli attori in gioco quella che mi piace chiamare “la cultura della sicurezza”.
Concludo qui anche se sul tema si potrebbe andare avanti per molto ancora.